La sanità italiana ha 40 anni.Gimbe: "E' malata "

I 40 anni del servizio sanitario, pochi medici liste d'attesa lunghe e posti letto in calo.
'Rischio default senza interventi'
Non a caso il 2019 si aprirà con la minaccia di due giornate di sciopero
della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria del Servizio sanitario
nazionale che giudicano insufficienti gli ultimi interventi del governo
di Fiorina Capozzi
23 dicembre 2018
Il Servizio sanitario nazionale compie 40 anni. Ma il suo stato di salute non è certo dei migliori. È affetto da un male profondo fatto di lunghe liste d'attesa, spesa pubblica in flessione, posti letto in calo, differenze fra Nord e Sud del Paese, personale sottodimensionato e sempre più sotto pressione. Non a caso il 2019 si aprirà con la minaccia di due giornate di sciopero della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria del Servizio sanitario nazionale che giudicano insufficienti gli ultimi interventi del governo. Ma la posta in gioco oggi è ben più alta: senza una seria programmazione si rischia infatti di mandare a gambe all'aria il sistema sanitario universale, che garantisce prestazioni sanitarie a tutti i cittadini. Magari a favore di un sistema misto che, utilizzando detrazioni fiscali in favore di fondi e compagnie assicurative, finirebbe per aumentare le disuguaglianze nella popolazione.
Il Paese rischia di perdere la grande conquista del servizio sanitario nazionale. Il rischio è che possano curarsi solo i ricchi. Bisogna invertire la rotta.
Serve patto generazionale politico e sociale
"Se non si mettono le basi per un patto generazionale politico e sociale finalizzato a mantenere la sanità pubblica, il sistema non potrà rimanere piedi" spiega Nino Cartabellotta,
presidente della Fondazione Gimbe, che dal 2013 porta avanti la
campagna #salviamoSSN e monitora con un osservatorio indipendente la
sanità italiana. Rischiamo di fatto un passo indietro di 40 anni. "Prima
del '78, l'assistenza veniva erogata attraverso le mutue private con
pacchetti di prestazioni tanto più ricchi quanto più remunerata era la
professione esercitata. Ne restavano fuori quindi le donne e i
disoccupati" ricorda Cartabellotta che evidenzia come quel meccanismo
risultò fallimentare sia sotto il profilo dell'equità sociale che sotto
quello economico. "Non solo si lasciava al di fuori dell'assistenza una
fetta importante della popolazione, ma le mutue finirono anche per
fallire perché aumentarono progressivamente quantità e qualità delle
prestazioni, troppo onerose rispetto ai contributi versati. Dalle loro ceneri nacque il sistema sanitario universale che, ancora oggi, con i suoi mille difetti, resta invidiato in tutto il mondo" aggiunge Cartabellotta, che, anche da medico, ha toccato con mano pregi e difetti della sanità italiana
Blocco del personale e tagli per rimettere in sesto conti della Regioni
In dieci anni 37 miliardi di tagli hanno messo a dura
prova la sanità pubblica italiana. Si tratta di una cifra enorme se
confrontata con il fabbisogno nazionale annuo che ammonta a 115
miliardi. "Dal 2010 al 2019 il settore ha subito una sforbiciata da 37
miliardi. Sulla carta si è registrato in media un aumento dell'1%, ma la
verità è che l'incremento è stato ampiamente eroso dall'inflazione"
prosegue Cartabellotta, ricordando come contemporaneamente sono scattati i piani di rientro per le Regioni che non erano in regola sui conti della sanità.
"Nel 2008 il passivo della sanità sfiorava i 10 miliardi - riprende
Cartabellotta -. Oggi quasi tutte le Regioni hanno rimesso a posto i
conti. Ma il prezzo pagato dai cittadini è stato molto elevato perché si
è deciso di agire sul blocco di personale e sugli investimenti in
innovazione con il risultato che il servizio è qualitativamente
peggiorato".
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/12/23/i-40-anni-del-servizio-sanitario-pochi-medici-liste-dattesa-lunghe-e-posti-letto-in-calo-rischio-default-senza-interventi/4856434/