Per Pechino, le infrastrutture italiane sono un ottimo investimento: il caso Cdp Reti

In attesa che il memorandum Italia-Cina porti i suoi frutti, il governo di Pechino può già dirsi soddisfatto dell'investimento in Cdp Reti. Dal 2014 ad oggi, la controllata di Cassa Depositi e Prestiti, cui fanno capo Snam, Terna e Italgas, ha staccato cedole per oltre un miliardo e settecento milioni. Di questa cifra circa un miliardo è finito nelle casse del Tesoro. Oltre 600 milioni hanno invece preso la via dell'Estremo Oriente finendo nelle tasche della società pubblica cinese State Grid Europe Limited, che nel 2014 comprò il 35% di Cdp Reti per circa due miliardi.
Con quella operazione, avvenuta con la benedizione del governo di Matteo Renzi, i cinesi sono riusciti a mettere le mani su un asset che ha già fruttato il 30% sul capitale investito, un rendimento estremamente interessante soprattutto se confrontato con gli scarsi ritorni offerti oggi dai titoli di Stato. Un introito che di certo avrebbe fatto comodo anche alle casse di previdenza nazionali da tempo in pressing sulla politica per ottenere il via libera ad investire in infrastrutture strategiche per il Paese. Ma evidentemente, all'epoca dei fatti, la vendita ai cinesi, che si sono garantiti due posti nel cda di Cdp Reti, fu la strada più facile da percorrere per il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan e l'allora presidente di Cdp, Franco Bassanini, oggi ai vertici della società della fibra, Open Fiber, controllata dall'Enel e dalla Cassa Depositi e Prestiti.
https://formiche.net/2019/04/cdp-reti-pechino-asset-strategici/