Sovranità finanziaria, la Francia politica trema. Intanto Parigi avanza su Generali e Bpm

Mentre il presidente Emmanuel Macron è alle prese con una crisi politica senza precedenti, la finanza francese fa il suo corso. Obiettivo: il risparmio italiano.
A Parigi la situazione è incandescente. Per il presidente Emmanuel Macron è in atto una vera e propria congiura attraverso un'alleanza fra "estrema destra ed estrema sinistra unite da un patto anti-repubblicano". Intanto però la macchina finanziaria francese va avanti con l'obiettivo di rafforzare la sovranità finanziaria del Paese. Due le operazioni di rilievo in atto: da un lato Natixis-Generali; dall'altro Crédit Agricole su Bpm. Ma andiamo per gradi.
Cosa è accaduto esattamente in Francia? Il governo di Michel Barnier si è dimesso dopo una mozione di sfiducia del Nuovo Fronte Popolare di sinistra, votata anche dall'estrema destra di Marine Le Pen. Si tratta del secondo governo della Quinta Repubblica francese rovesciato da una mozione di sfiducia, dopo quello di Georges Pompidou nel 1962. Il presidente Macron è stato invitato a lasciare la scena, ma lui ha è subito partito alla ricerca della quadratura del cerchio perché non ha alcuna intenzione di mollare.
Fin qui tutto quello registrato ampiamente dalle cronache. Quello che invece sfugge è la capacità di Parigi di continuare ad andare avanti nei progetti strategici nonostante l'instabilità politica e i problemi interni legati a doppio filo con l'immigrazione, mai realmente integrata nel Paese. Il rafforzamento della sovranità finanziaria, assieme all'autonomia energetica, restano infatti due pilastri della politica francese. E a poco vale dire che si tratta di dossier di aziende private quando si parla di risparmio che può essere canalizzato via banche su titoli di Stato ed imprese.
Che cosa accade esattamente nei salotti della finanza fra Francia e Italia? Nei giorni scorsi, il Financial Times ha riferito l'esistenza di trattative fra l'italiana Assicurazioni Generali, gestita dal francese Philippe Donnait, e la francese Natixis, controllata dal Bpce che è la terza banca di Francia dopo Crédit Agricole e Bnp Paribas (in Italia proprietaria di Bnl) ed è a sua volta è espressione della Caisse d'Epargne (15 casse regionali aggregate). Se concretizzata, questa intesa l'operazione potrebbe creare un colosso europeo con oltre 2.000,00 miliardi di euro di asset in gestione, unendo i 1.300,00 miliardi di euro di Natixis con 843,00 miliardi di euro di Generali, come riferisce Il Sole 24 Ore. Numeri alla mano è facile immaginare chi poi comanderà.
Per Parigi, una simile operazione è un vero e proprio successo soprattutto tenuto conto che, in più occasioni, in passato la Francia ha tentato invano di conquistare l'intero Leone di Trieste, che è un riferimento per l'Italia anche in termini di acquisti rilevanti di titoli di Stato. In più ricorda quanto. Per sapere come andrà a finire, basta chiedere a Corrado Passera, che era ai vertici di Banca Intesa quando venne ceduta la maggioranza della società di gestione Nextra della prima banca italiana proprio all'Agricole, all'epoca uno dei soci più importanti dell'istituto guidato oggi da Carlo Messina.
Intanto Crédit Agricole, seconda banca di Francia, nonché una delle prime dieci banche del mondo, si mette di traverso al tentativo di Unicredit di conquistare banco Bpm. Per il gruppo guidato da Andrea Orcel si tratta di un tassello nell'ambito del rilancio della banca che in passato figurava nella lista delle banche sistemiche, ovvero quelle che non possono fallire perché destabilizzerebbero la finanza mondiale. Elenco nel quale al momento non ci sono istituti di credito italiani. E' evidente che per i francesi il punto non è tanto mettere le mani su Bpm, che pure è una banca di riferimento per il ricco Nord-est, quanto evitare il rafforzamento di un istituto che ritiene un potenziale rivale. E l'interesse dell'Italia dov'è? Solo Roma può dire quale sarà la prossima mossa della guerra finanziaria in atto all'interno del Vecchio continente.